Quando si diventa famosi come la blogger Yoani Sanchez, al di la del come lo si diventi, non bisognerebbe saper sopportare qualche inconveniente, come la perdita parziale della privacy? Se poi si diventa protagonisti di un complotto internazionale ai danni del proprio paese, beh, allora un certo controllo da parte della polizia è il minimo che ci si puo’ aspettare.

i cubani, almeno la maggior parte, quando leggono o ascoltano le parole di Yoani Sanchez, trattengono a stento una forte reazione. Lo sdegno e la rabbia inevitabilmente montano, suscitate dal disfattismo insito in quelle parole. Forse provano  anche un senso di tradimento simile a quello che prova un genitore nei confronti di un figlio irriconoscente. A lei probabilmente associamo anche la colpa dell'insensibilità in relazione alle sofferenze e alle conquiste di un intero popolo, di fronte ad un amor patrio volutamente infangato e calpestato.

Yoani Sanchez, in un recente articolo, critica i controlli che la polizia cubana attuerebbe nei confronti di chi critica apertamente il regime castrista e di tutti coloro che, come lei, si definiscono dissidenti. Tali controlli ricorderebbero da vicino, secondo la blogger cubana, quelli usati dal KGB russo. Mi sembra francamente l'ennesima esagerazione a cui la Sanchez ci ha ormai abituato nei suoi ripetuti attacchi nichilisti e in aperta sfida al regime castrista. Ma cosa pensa di ottenere? A parte il fatto che un dissidente, a quanto mi risulta, è colui che è vittima di una palese e grave violazione dei diritti fondamentali, come la perdita della libertà, la tortura, ecc., e non è il suo caso. Ma poi, da che pulpito vengono queste critiche della Sanchez alla polizia cubana? Da una persona che non ha valori morali e che pensa, erroneamente come del resto tanti che vivono in paesi occidentali cosidetti democratici, che libertà significhi poter fare e dire tutto quello che si vuole senza curarsi delle conseguenze. Forse che in questi paesi le polizie non controllano, non fanno indagini? Ma se è proprio questo il loro lavoro. Allora, in nome della libertà totale, e visto che la polizia cubana (come del resto le polizie di tutto il mondo, ndr), sarebbe, secondo la Sanchez, una specie di "grande fratello", perchè addirittura non abolirla? No, tutto ciò non ha senso, perchè libertà non significa impunità, libertà è innanzitutto rispettare la libertà altrui, o quantomeno non parlare in nome della maggioranza quando si è in minoranza, semplicemente perchè si è foraggiati da gruppi di interesse stranieri, vale a dire quelli della mafia cubano-americana di Miami.

Questo si chiama essere dei mercenari, lo sai o no, cara Yoani? Per me sei solo una pettegola ambiziosa che non puo' nemmeno candidarsi politicamente nel suo paese perchè ha la fedina penale sporca, a causa della sua precedente attività di prostituta, reato che la legge cubana considera molto grave e che punisce finanche col carcere. Ma poi, anche se ti candidassi, prenderesti ben pochi voti nella Cuba di oggi e tu lo sai.

Insomma, ormai dovremmo tutti aver capito che la Sanchez è una donna che punta al denaro facile, non la definirei nenche una giornalista, poichè i giornalisti professionisti sono equilibrati e scrivono notizie su tutto, non solo su argomenti che fanno comodo a loro. Forse nella Russia di Putin si che, come giornalista impegnata contro il regime, l'avrebbero aspettata sotto casa di notte e riempita di botte. Ma non a Cuba. E il governo cubano non dovrebbe nemmeno prendere dei provvedimenti di controllo in difesa del suo interesse nazionale? Io penso che ne abbia tutto il diritto. Yoani non prenda come esempio la Svizzera benestante, dove fra l'altro ultimamente la destra xenofoba imperversa, ma ci sono paesi in America Latina dove succede di molto peggio di quello che immagina, dai golpe militari alle polizie di stato che difendono gli interessi di gruppi privilegiati di potere o che annegano nel sangue ogni forma di protesta popolare. Ma forse è questa la polizia che Yoani vorrebbe per difendere brutalmente la sua libertà e il suo diritto di dissentire a Cuba.
Non tanto per l’informazione a Cuba, ma per la disinformazione che regna in Italia, mi ha colpito il candore di un lettore del mio sito che giudica il lavoro di Yoani Sanchez, “la bloggera che sfida Castro”, scevro da ideologie o interessi poltici.

Basterebbe, infatti, la propaganda che le viene fatta nel nostro paese per capire la portata dell’operazione che è stata messa su.

C’è un intero continente con tutti i nuovi presidenti finalmente presentabili dell’America latina che non solo chiede agli Stati uniti la cancellazione dell’embargo, ma si sta battendo anche per il rientro di Cuba in tutti gli organismi dai quali l’isola era stata prepotentemente esclusa per volere proprio degli Stati uniti.

Questi presidenti, da Lula a Chavez, a Evo Morales, a Correa, ma anche dall’argentina Kirchner alla cilena Bachelet, o all’ex vescovo Lugo, sanno perfettamente che Cuba ha raggiunto in questi anni standard d’eccellenza nell’educazione, nella sanità, nella protezione sociale, nella cultura, nello sport, che questi premiers ancora sognano per i loro paesi, pur essendo più ricchi e non feriti da un blocco economico insensato e ingiusto.

I ragazzi cubani che Yoani Sanchez sostiene vivono solo privazioni sanno perfettamente, infatti, che queste conquiste sociali rendono Cuba, pur con tutti i suoi errori, diversa, più libera, dai paesi che invece, negli anni, sono stati prigionieri del neoliberismo e del mercato, come quelli delle villas miserias delle grandi città o come i trenta milioni di bambini randagi del continente.

Yoani Sanchez, nei suoi articoli, fa finta di non saperlo.

Forse è per ribattere questo tipo di dimenticanze che ho attraversato recentemente l’isola, da l’Avana a Guantanamo, con una mia troupe per realizzare un documentario non banale sulla Revolucion nell’era di Obama, ed ho scoperto che non solo la Sanchez è pressocchè sconosciuta, ma perfino i tanti ragazzi latinoamericani e non che studiano a Cuba (perchè nei loro paesi non potrebbero farlo) alla Scuola di medicina latinoamericana o alla Scuola d’arte di Bayamo, come alla Scuola di cinema, o nella stessa Università di Stato, non capiscono che cosa vorrebbe dimostrare questa bolggera di cui io spiegavo l’esistenza e la risonanza in Italia.

Per anni io ho sentito parlare, per esempio, da parte dei radicali italiani e di quella parte di “eredi” del nostro PC ora pentiti, di “dissidenti” come per esempio l’associazione delle “Donne in bianco”. Bene, recentemente si è saputo che la leader di questo gruppo di opposizione alla Rivoluzione, Martha Beatriz Roque, prendeva una ricca prebenda mensile da Santiago Alvarez, un terrorista al servizio della parte più retriva degli anticastristi di Miami, recentemente arrestato e condannato a quasi quattro anni (poi ridotti a due anni e mezzo) perchè scoperto con una macchina piena di esplosivo che, a suo dire, doveva servire per alcuni attentati nell’isola.

Poichè Santiago Alvarez era in carcere, nei mesi in cui era ancora presidente Bush Jr, i soldi si è offerto di anticiparli il capo dell’ufficio di interessi del governo degli Stati uniti a l’Avana, Michael Parmly.

Non mi sono sorpreso perchè ogni anno della sua presidenza Bush ha stanziato milioni di dollari per “un cambio rapido e drastico a Cuba” (140 milioni nel 2007, 45, data la crisi economica, nel 2008).

Molti di questi soldi venivano rubati dalle presunte organizzazioni per la democrazia a Cuba (come ha scoperto Barack Obama ordinando un’indagine), ma evidentemente buona parte è servita per “ungere” chi poteva creare malessere nella società cubana, certo non perfetta e ancora non libera da contraddizioni.

Non siamo più nell’epoca in cui veniva messa in piedi contro la Rivoluzione, come nel 2003, una vera e propria “strategia della tensione” con dirottamenti di aerei e sequestri del ferry boat di Regla, ma c’è ancora uno sforzo palese per controbbatere il vento di simpatia, nei riguardi di Cuba, che attualmente spira nel continente latinoamericano e anche nella parte progressista degli Stati uniti.

Dispiace che tutto questo non lo abbia considerato anche l’Unità che, avendo fra i collaboratori un grande conoscitore delle nazioni a Sud del Texas come Maurizio Chierici, questa realtà la avrebbe potuta approfondire facilmente anche se, erroneamente, il giornale cita spesso Freedom House, un’agenzia sovvenzionata dai governi di Washington, come riferimento indiscutibile per dare le pagelle sulla libertà di stampa. E lo fa perfino con paesi, in questo settore più che carenti, come il Messico e la Colombia.

Perchè se a Cuba c’è la bloggera, in Messico o in Colombia, nazioni allineate sulle vecchie poltiche degli Stati uniti e dei farisei europei, l’eliminazione dei giornalisti non graditi ai regimi di Uribe e di Calderon che li governano, è uno sport ancora molto praticato e che, ogni anno, fa registrare una trentina di cronisti ammazzati (record mondiale).

A loro mai nessuno, però, ha chiesto di tenere una rubrica su Internazionale.
Los disidentes Cubanos Yoani Sanchez
Le dimenticanze della bloggera di moda, Yoani Sanchez
Scritto da Gianni Minà


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Per quale motivo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha dato l’ordine - ordine eseguito - di far sparire più di 80 siti Internet legati a Cuba perché “fomentavano il commercio” e “violavano le leggi nordamericane”, e non si è accorto del travaso di denaro proprio attraverso Internet verso il sito di Yoani?
Tutti pazzi per Yoani Sanchez ed il suo "generazion Y".

Nuovo attacco alla libertà d'espressione, nella persona del marito di Yoani Sanchez, in quel di Cuba?
Dopo l'aggressione (?) alla blogger stessa una settimana fa, i nostri quotidiani (più timidamente a dire il vero, iniziano a sentire puzza di bruciato?) tornano a battagliare: Omero Ciai su Repubblica, la Stampa che ospita addirittura nella home page del suo sito il celeberimmo blog, il Fatto che lancia campagne, Internazionale, Unità e chi più ne ha più ne metta...
Io ho iniziato a girare ed ho trovato alcune informazioni curiose, non pretendo di avere la verità in tasca e sono ben conscio della situazione politica in quel di Cuba dove la Democrazia ha ancora da venire, ma odio farmi prendere per il culo...


Troppi sospetti si affacciano allorché si analizza “Generazione Y” e la sua autrice, sospetti che cominciano con il sequestro/pestaggio da lei subito una settimana fa del quale non c'è una che una traccia fotografica dei "segni sulla pelle" (strano per una mediattivista, forse sarebbe il caso che la brava Yoani andasse a vedersi cosa circolava dopo Genova 2001 su Indymedia nella democraticissima Italia, per intenderci, per testimoniare un sequestro con relativo pestaggio), strano per una mediattivista...
Fra milioni di blog esistenti in Internet, di qualunque tematica, non sembra casuale che proprio “Generazione Y” sia stato scelto dal Grupo PRISA e che l’opinione di questa signora sia stata elevata al rango di “voce autorizzata” nel quotidiano El País per vomitare ingiurie su Cuba. E mettendo da parte altri arrivisti che pure si sentono “meritevoli” in tal senso.
Yoani ha i requisiti richiesti per la cyber-dissidenza: essere una specie di “impiegata virtuale”, essere sul posto e subire “repressione e censura” (sebbene le permettano di concedere interviste a destra e a manca), di non essere mai interrotta, come ha potuto constatare la stampa straniera all’Avana, e fare inchieste come lei stessa ha spiegato... Tipico della “raffinata repressione” di cui è vittima la poverina.
Fra le denunce raccolte, come quelle dei colleghi cubani M. H. Lagarde e Rosa Miriam Elizalde, vengono spontanee alcune, ovvie, domande.

1) Per quale motivo il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha dato l’ordine - ordine eseguito - di far sparire più di 80 siti Internet legati a Cuba perché “fomentavano il commercio” e “violavano le leggi nordamericane”, e non si è accorto del travaso di denaro proprio attraverso Internet verso il sito di Yoani?

In “Generazione Y” appare in evidenza un link per comprare il libro di Yoani in italiano, “Cuba libre”. Lo può fare chiunque tramite PayPal, ma non un cubano che vive a Cuba, perché contravviene le regole dell’embargo, dove la normativa che proibisce il commercio elettronico è molto precisa.
Molti giornalisti rimasti senza lavoro vorrebbero “avere l’abilità” di usare le loro capacità con un servizio di pagamento gateway o elettronico per l’invio di denaro mediante carta di credito. In ogni caso Yoani, a scanso di equivoci, ha il suo bel Copyright © 2009 Generazione Y (All Rights Reserved). Una cosa che nessun cubano può fare nemmeno da Cuba.

2) Chi ha fornito il supporto tecnico del blog? Chi si occupa di mantenerlo in attività?

Quanto costa il servizio di personalizzazione di questo software? Si tratta di un supporto tecnico esclusivo, disegnato da un esperto, il cui salario non lo paga certo Yoani dividendo i suoi guadagni. Il suo “patriottismo”non arriva fino a qui, anche se di denaro ne ha. Dai dati del dominio che appaiono su Internet del portale Desde Cuba, quello che ospita il blog di Yoani, usa il sistema Joomla. E’ un complesso sistema di gestione di portali dinamici e di contenuti, i cui moduli possono essere abilitati solo da avanzate conoscenze informatiche. E non è il caso di questa signora.
Se “Generazione Y” può sembrare un blog semplice sul piano grafico, l’occhio del blogger coglie subito che non si tratta di un blog comune sul piano dei requisiti tecnici. Ha versioni in 18 lingue diverse (non un semplice traduttore per blogger), un alto traffico, con centinaia di commenti in ogni post, risorse per la pubblicità su Internet e per immagazzinare la memoria a lungo. Tutto ciò si può mantenere solo grazie a una forte sovvenzione. Soltanto per il traffico che provoca questa pagina e i GB di commenti immagazzinati, oltre ai servizi di amministrazione, “Generazione Y” richiede denaro, specie se i suoi server sono in Europa. E non sono gratis!


3) Chi è Josef Biechele, il vecchio amico di Yoani che “disinteressatamente” anni fa ha portato il server Desde Cuba all’estero?

Lui sì, che deve sapere come si sovvenziona questo portale, alloggiato in un server dell’azienda Cronos AG Regensburg, una succursale dell’azienda Strato in Germania.
Se si visita la pagina di questo provider in Internet all’indirizzo http://www.cronon-isp.net/index.html si noterà che un utente comune, in questo caso un blogger, non potrebbe essere fra i suoi clienti. Non appare pubblicato né il menù, né la lista dei prezzi, e nemmeno i termini e le caratteristiche dei servizi. Perché c’è scritto che bisogna scrivere a questa compagnia: “Professional IT-Services” e domandare direttamente quanto costerebbe affittare un sito? Allora significa che il servizio viene attivato tramite contrattazione diretta, non si pubblicizza.
Sembrerebbe che Cronon AG non abbia interesse al marketing e confidi nel fatto che i suoi probabili clienti contattino l’azienda tramite Internet o arrivino tramite raccomandazioni. Un fatto insolito o molto esclusivo nel mercato delle telecomunicazioni, che getta dei sospetti sulla lista dei suoi clienti.


4) Chi paga ciò di cui Cronon AG rende noto sulle caratteristiche dei suoi server in Germania? Così esposte:
- Superficie totale di più di 3500 m2 (spazio di esposizione netto) diviso in sei abitazioni
- Ampiezza di banda: Connessioni esterne 2 x 20 Gbit/s per la colonna vertebrale di Freenet, 1 x 10 Gbit/s per il DE-CIX Frankfurt, le connessioni più piccole in quest’ ampiezza di banda sono fino a 155 Mbit
- 1 GBit per il trasporto d’entrata e uscita
- Acceso / Sistema elettrico 48 e 230 volt in tutti gli ambiti. Multipli UPS ridondanti (per parcella ognuno da 230 e 48 volt)
- Energia elettrica d’emergenza: 4 x motori diesel e diesel 2 di Riserva. Un megavatt di potenza (6 Megavatt totali)
- 45.000 litri di gasolio in magazzino, continuamente preriscaldato, ora d’inizio: 40 secondi
- 6 stazioni proprie con un trasformatore di un 1 megawatt
- Controllo d’accesso:24/7 sicurezza; Lettore di carte - Anticipo - Vigilanza CCTV

– Registrazione scritta

Dice anche che può disporre di “Connessioni esterne”:2 x 20 Gbit / s”. In altri termini: non è un provider qualunque.
Pur dando per scontato che “il primo mondo ne è pieno”, la realtà di Cuba (grazie a quell’embargo che Yoani si guarda bene dal criticare) è che il sito che ospita il blog “Generazione Y” ha 60 volte l’ampiezza di banda di cui dispone tutta Cuba, per tutti i suoi utenti Internet!


5) Tramite chi si è potuto registrare il dominio del blog di Yoani?

Tramite GoDaddy, la compagnia preferita per registrare il sito che il Pentagono usa per la cyber-guerra. GoDaddy è il modo più anonimo e sicuro di comprare un dominio negli USA, lo afferma questa stessa azienda. Comprare! Quindi non c’entra per niente l’astuzia di qualche ragazzo ribelle come invece si cerca di far credere nel suo marketing politico e pubblicitario.
Perché si da per scontato che l’anonimato sia innocente e Yoani tanto audace? Perché usare la stessa strategia del Pentagono? Casualità? Come fa la “Super Yoani” a impedire che GoDaddy non le chiuda il dominio, come è successo con decine di siti che promuovevano eventi culturali e viaggi a Cuba? Perché nessuno parla delle restrizioni che pesano su Cuba - e continuano a pesare con Obama - sul commercio elettronico grazie all’embargo?

6) Il blog di Yoani curiosamente è stato il primo a fornire informazioni tramite Internet con fini sovversivi tramite Granpa, all’indirizzo: http://www.granpa.info. Non si sono nemmeno preoccupati di mascherare il legame con i suoi padrini che hanno usato le stesse righe del registro e ubicazione dei server in Europa usata dal blog “Generazione Y”.

Il dominio di Granpa è stato creato il 9 giugno 2009, proprietari anonimi. Il suo server si trova a Copenaghen, Danimarca. Il proprietario del conto corrente che ha pagato il dominio ha registrato un indirizzo della carta di credito nel paradiso fiscale di Gran Caiman, secondo i registri pubblici che compaiono in Internet. L’indirizzo IP in cui si trova questo sito è 82.103.135.163, che appartiene a ISP Easyspeedy Networks.
Granpa è un servizio esclusivo per Cuba, con la caratteristica che chiunque può registrare un numero di telefono dell’Isola senza avere avuto l’autorizzazione del proprietario del telefono. Chi possiede un cellulare a Cuba non riceve un codice di accesso per verificare che desideri davvero ricevere i titoli quotidiani selezionati fra i tre giornali di più rabbiosa filiazione anticubana: New Herald di Miami, Cubaencuentro e Penúltimos Días, spagnoli.
Si intende che questo servizio può inviare messaggi senza che il proprietario li abbia richiesti, in violazione delle regole che proteggono la privacy degli internauti e delle regole contro l’immondizia digitale. Come si sa, le tariffe internazionali di messaggeria per cellulare si pagano.


Nel sito di Vodafone, provider di servizi di telecomunicazione in Spagna, si può vedere che il prezzo di questo servizio di messaggeria verso altri paesi d’Europa e all’estero oscilla fra 1,16 e 2,50 euro per messaggio. Si verifichi all’indirizzo: http://www.cronon-isp.net/index.html
Quindi, quanto costano, e chi finanzia l’invio massiccio di questi sms a Cuba dall’Europa?

7) Quanti blogger hanno il Grupo PRISA spagnolo come agenzia? Perché Prisa, che si dice sia in grave crisi finanziaria, ha potuto comprare Noticias 24 - il sito più aggressivo del web contro il governo venezuelano - ed ha pagato a Yoani un premio di 15.000 euro? Nientemeno che il premio Ortega y Gasset, tradizionalmente conferito a personalità letterarie, di lunga esperienza e attività?

Com’è possibile che la casa editrice italiana Rizzoli paghi 50.000 euro a una “scrittrice” sconosciuta? Si può anche credere che si creda nel caso Yoani, ma quel denaro non lo ha mai ricevuto nessun’altra figura indiscutibile della letteratura cubana...
Alla lista si aggiungono circa 100 premi, tra cui la recente menzione al María Moors Cabot, dell’Università nordamericana di Columbia.

Ora, come espresso da altri in altri post dove ho attinto a piene mani, ribadisco che non me la sento di affermare che la Sanchez sia al "soldo del capitalismo" e roba del genere, ma qualcosa qua non quaglia: non trovate?


http://ilrusso.blogspot.com/2009/11/tutti-pazzi-per-yoani-sanchez-ed-il-suo.html